La polveriera mediorientale
Buona parte delle tensioni mediorientali risultano influenzate dalla guerra in corso a Gaza e dai vari fronti aperti dopo il 7 ottobre 2023, giorno delle stragi attuate dal movimento islamista palestinese Hamas all’interno del territorio israeliano. Un evento quest’ultimo capace di creare, nel giro di poche settimane, un effetto domino da cui è partita l’attuale frammentazione.
A Gaza Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, vuole puntare al totale disarmo di Hamas. Un obiettivo però di difficile attuazione. D’altro canto, la situazione nella Striscia fa sentire i suoi effetti anche all’interno della società israeliana, con molti cittadini che ritengono irrealistico l’obiettivo di disarmare del tutto Hamas. Non solo, ma le due formazioni, ritenute le più estremiste al governo hanno nuovamente sdoganato il sogno della cosiddetta “grande Israele”. Ossia uno Stato ebraico che si estenda oltre gli attuali confini e comprenda anche Gaza, Cisgiordania e parte di Libano e Siria.
Forse si tratta solo di suggestioni. Fatto sta che anche l’altra area dove Israele sta intervenendo duramente, ossia il sud della Siria, è considerata una parte del “grande Israele”. Più che altro, la presenza israeliana in Siria è da identificare con la volontà di Netanyahu di non vedere sorgere ai propri confini uno Stato filo-turco.