Quantità batte qualità?
Il sogno di ogni soldato, pilota o marinaio impegnato in combattimento è disporre di un mezzo assolutamente affidabile, capace di resistere a sollecitazioni estreme e che garantisca la sopravvivenza di chi lo impiega. Il conflitto russo-ucraino ha ricordato ad un imbambolato e sonnolento Occidente che gli armamenti pensati e costruiti per i conflitti ad alta intensità sono tornati di gran moda.
Il conflitto ha anche mostrato che per sostenere tale tipo di conflitto occorre una notevole quantità di mezzi: cannoni, carri armati, sistemi missilistici… Al punto che si sta facendo sia pure timidamente largo l’idea che al posto di un’arma che costa dieci sia preferibile produrne dieci che costano uno, questo perché sul campo di battaglia – fatte salve rare eccezioni – il numero premia ancora, a patto che non si scenda sotto un certo livello di divario tecnologico con l’avversario.
Una filosofia che l’Occidente non ha fatto propria, preferendo produrre “Ferrari”, che pur ricorrendo all’ultimo grido della tecnologia militare hanno non trascurabili svantaggi, a cominciare dal costo. Del resto tra ciò che chiede qualsiasi forza armata e quello che realmente l’industria produce è frutto del compromesso tra una serie di fattori.